SESTO GIORNO
Questa
mattina ci siamo recati all’Università, che e’ ubicata in un quartiere povero
all’interno di un centro costruito e gestito dal “movimento Shalom”.
L'Ateneo e’ privato, e borse di studio a parte, e’ frequentato da persone
molto abbienti.
Inaspettatamente,
mi viene data la possibilità di frequentare le lezioni, che quella mattina a
quell’orario, erano di Economia Politica. La classe e’ piccola, composta da 7
studenti, la lezione e' di alto livello. Il prof e’ un ragazzo sulla
trentina, molto preparato, nelle 2 ore di lezione, mi tratta come uno studente.
La lezione naturalmente e’ in francese, lingua che io riesco a comprendere, ma
comunque il professore, finita ogni parte della spiegazione, si ferma e
rispiega a me in inglese, spesso anche interrogandomi con mio grande terrore! ogni domanda, mi costringe a fare un grande sforzo di memoria, sono argomenti che ho studiato 3 anni fà! , ovviamente non mi va di farmi cogliere impreparato e di far fare brutta figura all'Università italiana....
Gli
studenti sono preparati e curiosi, hanno voglia di imparare. Sul loro banco,
hanno quasi tutti il computer portatile, una rarità da queste parti!
La
lezione scorre piacevolmente.
Ora di
pranzo, torno alla Missione, non prima però di essere passato insieme allo
chauffeur del movimento shalom, a consegnare il pranzo per i ragazzi di strada
che studiano nella scuola pubblica di Shalom, in un villaggio lì vicino.
Dopo pranzo
mi reco nuovamente con Francesco, in questa scuola, lui insegna qui da 2
settimane, mi racconta che i primi giorni sono stati molto difficili, gli undici ragazzi
che compongono la classe, di età
compresa tra i 14 e i 17 anni, erano molto poco rispettosi nei sui confronti,
poi grazie alla tenacia e’ riuscito ad instaurare un buon rapporto con loro.
Quindi la classe che mi trovo di fronte, e’ già pronta per seguire in maniera
composta la nostra lezione.
Ore 17:30,
arriva l’ora del match tanto atteso, Italia-Burkina Faso, i ragazzi della
classe, sfidano noi della Onlus, in una partita di calcio. Sono 2 settimane che
lo chiedono a Francesco ed ora e’ arrivato il grande giorno. Il campo, e’ un
pezzo di terra adiacente la scuola ed e' circondato da casette fatte di fango, le porte sono
formate da due sassi. La partita inizia, i ragazzi giocano con ai piedi, una
sorta di ciabatte di gomma semichiuse, le stesse che usavo io da piccolo al mare, altri
invece sono scalzi e altri ne hanno una in un solo piede. La partiti finisce 6-2 per l’Italia. Il match e’ stato un evento, intorno al “campo”, tutto il
villaggio si e' riunito per guardare i bianchi giocare.
Arriva la
sera, ed io e Francesco, usciamo a cena con le nostre amiche (Ina e Isabel), andiamo in un
ristorante europeo, e’ frequentato da molti bianchi. Dopo aver mangiato una
pizza, ci rechiamo in un garden, dove troviamo una band del Burkina che suona
musica tipica con bonghi e altri strumenti. Si fa tardi, e domani mattina si
lavora. Salutiamo dandoci appuntamento per la sera dopo.
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