SETTIMO GIORNO
Ore 9:00, io e Francesco ci rechiamo alla scuola per tenere
la lezione di italiano ai ragazzi di strada.
La lezione non ha solo lo scopo di insegnare un’altra
lingua, ma anche l’educazione.
La lezione
di oggi verte sui modi di dire a tavola: posso avere l’acqua per favore?
e altre cose
simili. Sono ragazzi svegli e intelligenti, uno in particolare, Raimond, e’
particolarmente dotato. Spero per lui che riesca ad avere l’opportunità di
andare all’Università, magari con una borsa di studio!
Arrivano le
13:00, ora di pranzo, ed io e Francesco mangiamo con loro, e’ un modo per
essere più vicini e per testare se hanno imparato le frasi in italiano e le
buone maniere a tavola.
Dopo pranzo, ci rechiamo all’Università, e’ sempre un’esperienza interessante, anche
perché abbiamo la possibilità di confrontarci sui temi di politica
internazionale. Seguiamo tutte e 3 le ore di lezione, e poi ci tratteniamo con
gli studenti a parlare di Europa, crisi economica e del Burkina Faso. Questi
studenti sono dei privilegiatissimi, faranno parte dell’1% della popolazione,
indossano orologi d’oro e hanno computer portatili.
Guardando
dal terrazzo della classe, scorgo un muro che delimita l’Università con una
sorta di sfascia carrozze, dove lavorano ragazzi e bambini in mezzo a polli e
cani che girano liberamente, e’ come un immagine simbolo di questa società,
l’estremo lusso, con l’estrema povertà, fatta di persone che lavorano per
garantirsi almeno un pasto al giorno. Quel muro divide due mondi opposti!
Finiamo di
parlare con gli studenti (esperienza piacevolissima) e ci salutiamo lasciandoci
i contatti di facebook (cosa molto rara da queste parti).
Arriva l’ora
della cena, ed io e Francesco ci rechiamo con Ina e Isabel al ristorante
italiano, che si trova nella parte più bella della città, (e' anche l’unica parte
fatta di palazzi) ha la grandezza di un quartiere di medio piccola grandezza (riferendomi a Roma).
Ormai e’ da
sabato sera, che viviamo questa vita parallela, di giorno nelle periferie, e di
sera, nella parte più esclusiva.
Una cosa che
mi sorprende, e’ che le ragazze (Ina e Isabel) non conoscono realmente la
situazione della parte più povera della popolazione, e’ come se vivessero
chiuse in una sfera di cristallo formata da poche vie. Mi sembra strano, ma dall’Italia, mi
trovo a spiegare l’altra faccia del Burkina a una persona del posto, che mi
guarda interessata e soprattutto meravigliata!
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