domenica 4 marzo 2012

SETTIMO GIORNO



SETTIMO GIORNO

Ore 9:00, io e Francesco ci rechiamo alla scuola per tenere la lezione di italiano ai ragazzi di strada.
La lezione non ha solo lo scopo di insegnare un’altra lingua, ma anche l’educazione.

La lezione di oggi verte sui modi di dire a tavola: posso avere l’acqua per favore?
e altre cose simili. Sono ragazzi svegli e intelligenti, uno in particolare, Raimond, e’ particolarmente dotato. Spero per lui che riesca ad avere l’opportunità di andare all’Università, magari con una borsa di studio!

Arrivano le 13:00, ora di pranzo, ed io e Francesco mangiamo con loro, e’ un modo per essere più vicini e per testare se hanno imparato le frasi in italiano e le buone maniere a tavola.

Dopo  pranzo, ci rechiamo all’Università, e’ sempre un’esperienza interessante, anche perché abbiamo la possibilità di confrontarci sui temi di politica internazionale. Seguiamo tutte e 3 le ore di lezione, e poi ci tratteniamo con gli studenti a parlare di Europa, crisi economica e del Burkina Faso. Questi studenti sono dei privilegiatissimi, faranno parte dell’1% della popolazione, indossano orologi d’oro e hanno computer portatili.

Guardando dal terrazzo della classe, scorgo un muro che delimita l’Università con una sorta di sfascia carrozze, dove lavorano ragazzi e bambini in mezzo a polli e cani che girano liberamente, e’ come un immagine simbolo di questa società, l’estremo lusso, con l’estrema povertà, fatta di persone che lavorano per garantirsi almeno un pasto al giorno. Quel muro divide due mondi opposti!
Finiamo di parlare con gli studenti (esperienza piacevolissima) e ci salutiamo lasciandoci i contatti di facebook (cosa molto rara da queste parti).

Arriva l’ora della cena, ed io e Francesco ci rechiamo con Ina e Isabel al ristorante italiano, che si trova nella parte più bella della città, (e' anche l’unica parte fatta di palazzi) ha la grandezza di un quartiere di  medio piccola grandezza (riferendomi a Roma).
Ormai e’ da sabato sera, che viviamo questa vita parallela, di giorno nelle periferie, e di sera, nella parte più esclusiva.
Una cosa che mi sorprende, e’ che le ragazze (Ina e Isabel) non conoscono realmente la situazione della parte più povera della popolazione, e’ come se vivessero chiuse in una sfera di cristallo formata da poche vie.  Mi sembra strano, ma dall’Italia, mi trovo a spiegare l’altra faccia del Burkina a una persona del posto, che mi guarda interessata e soprattutto meravigliata!











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